Rivalutazione dei beni per le imprese

L’articolo 1, commi da 140 a 146, della legge di stabilità (legge 147/2013) ha introdotto una nuova chance di rivalutazione dei beni per le imprese che adottano i principi contabili nazionali. Una possibilità che riguarda anche i beni immateriali come, tra gli altri, marchi e diritti di brevetto. Sono esclusi, invece, i beni in leasing. La rivalutazione produce effetti civili e fiscali a fronte del pagamento di un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e dell’Irap nella misura del 16% per i beni ammortizzabili e del 12% per quelli non ammortizzabili. Non è consentita la mera rivalutazione civilistica nel bilancio.

I soggetti interessati sono tutti gli esercenti attività d’impresa, anche in contabilità semplificata, in relazione ai beni materiali e immateriali iscritti tra le immobilizzazioni nonché alle partecipazioni in società controllate e collegate di cui all’articolo 2359 del Codice civile. La rivalutazione è eseguita nel bilancio dell’esercizio 2013 e costituisce l’ultima operazione dell’esercizio. Dal punto di vista contabile, per i beni ammortizzabili, possono essere adottati, anche combinandoli tra loro, tre metodi di rilevazione: la rivalutazione del solo cespite, la rivalutazione dei cespiti e del relativo fondo di ammortamento nonché la riduzione del fondo di ammortamento. Il terzo metodo è quello meno vantaggioso dal punto di vista fiscale e determina un allungamento del periodo di ammortamento. Sono rivalutabili, oltre ai beni posseduti a titolo di proprietà, i diritti reali parziari come l’usufrutto. Non è invece possibile rivalutare i beni utilizzati sulla base di contratti di leasing in quanto fino al momento del riscatto restano di proprietà del concedente.  Fra i beni materiali rivalutabili sono compresi anche quelli in fase di costruzione qualora iscritti tra le immobilizzazioni in corso. I beni immateriali rivalutabili sono quelli giuridicamente tutelati (diritti di brevetto, licenze, marchi, know how) mentre non possono essere oggetto di rivalutazione i costi pluriennali come l’avviamento, i costi di ricerca e sviluppo che non integrino know how e i costi di pubblicità.