14 ottobre 2015
Dal 22 ottobre andranno in vigore le norme previste dal D.Lgs. 156/2015
- Entreranno in vigore dal prossimo 22 ottobre le norme introdotte dal D.Lgs. 156/2015relativo alle misure per la revisione della disciplina degli interpelli e del contenzioso tributario, in attuazione degli articoli 6, comma 6, e 10, comma 1, lettere a) e b), della legge 11 marzo 2014, n. 23. (15G00167).
Vari tipi di interpello – Fondamentalmente i contribuenti possono fare ricorso a quattro principali tipi di interpello, ossia:
– Interpello ordinario:
• il contribuente richiede all’amministrazione la corretta interpretazione di una norma tributaria;
• il contribuente che avendo individuato la fattispecie concreta (interpello qualificatorio), richiede lumi sul trattamento della fattispecie stessa.
Un esempio può far riferimento all’individuazione di una spesa, tra quelle di pubblicità o rappresentanza, o l’esistenza o meno di una stabile organizzazione;
– Interpello probatorio, ai fini della verifica della presenza di condizioni che potrebbero portare all’applicazione di un regime fiscale agevolato o meno:
• Operazioni intercorse con imprese residenti o localizzate in paesi cosiddetti black list;
• Interpelli presentati da società che presentano i requisiti per essere considerate “non operative”;
• Interpello relativo al riconoscimento del beneficio Ace;
– Interpello disapplicativo – Rappresenta l’unica ipotesi in cui l’interpello è obbligatorio, collegato all’ipotesi del riporto delle perdite, nei casi indicati dall’art. 84 e 172 TUIR, e alla deducibilità delle minusvalenze, in caso di cessioni delle partecipazioni.
Presentazione preventiva – Le istanze devono essere presentate in via preventiva rispetto alla data di scadenza della presentazione della dichiarazioni o ai fini dell’assolvimento di obblighi tributari. Il mancato rispetto dei termini corretti comporta la nullità dell’istanza presentata.
Novità introdotte – La riforma si basa in linea di massima sulle seguenti novità:
• Generale non obbligatorietà dell’istanza, fatti salvi alcuni casi prima enunciati;
• Termini tassativi di risposta differenziati:
– 90 gg per la riposta ad interpelli ordinari;
– 120 gg per gli interpelli probatori.
I termini possono essere allungati fino a un massimo di 60 gg qualora l’Amministrazione Finanziaria richieda una integrazione della documentazione presentata; trascorsi tali termini, senza che venga fornita una riposta al contribuente, si determina una condizione di silenzio-assenso.
Risposte non impugnabili – La riposta scritta e motivata vincola l’Amministrazione Finanziaria in merito alla lettura fornita circa una determinata questione, e in riferimento a quel preciso contribuente istante; in caso di silenzio assenso nei confronti del contribuente, in riferimento a una tenuta comportamentale da lui prospettata, saranno nulli gli atti di imposizione o sanzionatori difformi dalla risposta tacita o espressa, salvo l’ipotesi di una rettifica alla precedente interpretazione, che però non ha efficacia retroattiva. È previsto il divieto di impugnabilità delle risposte alle istanze, salvo i casi di istanze di interpello disapplicativo, in questo caso si può impugnare anche l’atto impositivo. In caso di risosta fornita al contribuente, in merito a credito d’imposta, detrazioni, deduzioni, l’atto di accertamento, deve essere preceduto da una richiesta di chiarimenti da fornire entro 60 gg. I dati e le notizie dedotti in fase di richiesta possono essere utilizzati in fase amministrativa o contenziosa.